Il bacio di Hayez e il cappello alla Ernani

I maestri della tostatura media

L’esposizione su Francesco Hayez alle Gallerie d’Italia di Milano e delle tre versioni de “Il Bacio” ci da l’occasione di esplorare il legame di questo famoso quadro con il cappello alla Ernani e il significato di questo simbolo italiano ormai dimenticato, che noi abbiamo scelto per rappresentarci.

Per il lancio della mostra, è stato organizzato un flash mob di successo.

Come mai un quadro così fortemente datato come “Il Bacio” di Hayez è stato capace di attrarre tante giovani persone?

Penso che il motivo fondamentale sia da ricercare nel fatto che è un’opera che parla di passione: passione evidente, come quella che lega i due protagonisti e passione simbolica che cercheremo di scoprire.

Il cappello del giovane – indossato e sottolineato al flash mob dai tanti partecipanti – ci dà la chiave di lettura dell’altra grande passione del protagonista, smascherata d’altronde anche dal piede sul gradino, che ci dice del prossimo campo di battaglia a cui è destinato per amore dell’Italia.

Il simbolismo era lo strumento per diffondere, scavalcando la censura, le idee di libertà che serpeggiavano in tutta la penisola dal nord al sud.

Lo possiamo trovare nell’Ode ”Marzo 1821” di Alessandro Manzoni, nel grido “Viva Verdi (= W Vittorio Emanuele Re D’Italia)” dei giovani entusiasti della musica verdiana e degli ideali libertari che vi si celavano, e nel cappello, che come in un fil rouge rintracciamo sulle teste dei briganti meridionali che combattevano contro il regime borbonico.

Ritroviamo il simbolismo sul capo di Ernani, un bandito protagonista dell’omonima opera di Verdi, che divenne l’immagine di chi combatte per l’affermazione della giustizia.

Proprio il cappello usato da Ernani prese il nome di cappello alla Ernani e venne usato dalle persone comuni per rappresentare il proprio desiderio di vivere liberi in una patria unita.

Le varie fogge di questo cappello furono rese necessarie per superare il divieto degli austriaci, ma tutte avevano un elemento in comune: le piume.

Non per caso troviamo questo cappello come compagno ed emblema degli alpini e scopriamo il cappello alla Ernani ne “Il Bacio” di Hayez.

Il quadro, riprendendo le fila di questo semplice ragionamento, ci riporta con la capacità emozionale ed evocativa che è propria dell’arte, all’atmosfera di quegli anni.

Ed è significativo che abbia avuto così grande consenso, vuole dire che anche oggi, fragili, smarriti, delusi, sfiduciati come siamo, abbiamo bisogno di recuperare speranze, passioni, certezze e genuinità.

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Martina Mazzoleni

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