Nei momenti di difficoltà il cappello alla Ernani torna in prima pagina

I maestri della tostatura media
Il cappello con la piuma, adottato anche da noi nel logo di Ernani, ha un valore simbolico di un enorme portata, che mai come ora torna a farsi sentire e apprezzare. 

Ma da cosa ha origine questo copricapo piumato?

La sua prima apparizione in Europa si ebbe già nel XVI secolo, usato però dalla classe borghese come simbolo di ricchezza, in quanto le piume provenivano da uccelli esotici dei nuovi territori colonizzati. 

Era anche simbolo di modernità e apertura a nuove scoperte, stimoli molto importanti per noi di Ernani, in quanto sono alla base della nostra filosofia aziendale. 

Questa moda sparì molto presto dal mondo borghese e trasmigrò in quello militare e politico. 

Nel 1844 il cappello piumato venne adottato dai rivoluzionari durante i moti contro il Regno Borbonico, diventando in breve tempo l’emblema della resistenza all’oppressione e segno di riconoscimento tra i rivoluzionari di tutta la penisola. 

Questo spirito di rinnovamento piacque molto anche a Giuseppe Verdi, tanto che fece indossare questo cappello con la piuma al protagonista della sua opera “Ernani”: un eroico bandito, in realtà nobile spagnolo, che combatte l’ingiustizia e la tirannide. La sera del 9 marzo 1844 a Venezia ci fu la sua prima rappresentazione e da quel momento diventò subito sottofondo ai moti risorgimentali. L’opera risuonava di continui inviti a combattere contro l’oppressore, di esortazioni all’amore della patria e rappresentò gli ideali a cui molti aspiravano. Gli stessi identici ideali di libertà che noi oggi, nel 2020, desideriamo. 

Il cappello con la piuma, nel 1848, venne proibito da Lanzenfeld, direttore generale della Polizia di Milano dell’Impero Asburgico, in quanto era un’esibizione di adesione e sostegno alla causa dell’indipendenza italiana. 

Nonostante ciò, i cittadini milanesi, allo scoppio delle Cinque Giornate di Milano, 18-22 marzo del 1848, continuarono ad usarlo, sia uomini che donne

La prima a lanciare la moda fu la Principessa Cristina Trivulzio di Belgioioso, musa del nostro Risorgimento, qui rappresentata. 

Il cappello arrivò fino a uno dei più famosi ed apprezzati corpi dell’Esercito italiano: gli Alpini.

Essi, fin dalla loro costituzione nel 1872, ripresero il cappello detto all’Ernani come simbolo di sovversione e amore per la patria. Divenne per questo significativo per tutta la nostra storia nazionale. 

Infine, come non citare un quadro che ci sta molto a cuore: “Il Bacio” di Hayez.

Dipinto fortemente evocativo di significati che sono alla base del nostro lavoro, quali la passione, l’amore per l’Italia, il superamento della censura, le idee di libertà e la giustizia

Ancora oggi tutto questo viene percepito come reale e concreto.

In un momento di fragilità e insicurezza, in cui ci sentiamo delusi e sfiduciati, abbiamo bisogno di recuperare speranza, passione, certezza e genuinità.

Lo stesso dipinto viene quindi ripreso e modificato, con ironia “drammatica”, la quale ben rappresenta il periodo attuale che sta attraversando tutta la penisola. 

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Martina Mazzoleni

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