Il Caffè e il Suo Impatto Ambientale: Cosa Possiamo Fare?

I maestri della tostatura media

Il caffè è molto più di una semplice bevanda: è un rito quotidiano, un momento di condivisione, un motore culturale ed economico.

Ogni giorno ne vengono consumate oltre due miliardi di tazze nel mondo.

Ma ciò che spesso dimentichiamo è che dietro a questo gesto quotidiano si nasconde un’impronta ecologica significativa. Dalla coltivazione alla tazzina, il caffè attraversa un lungo viaggio, che ha impatti ambientali importanti, spesso invisibili al consumatore.

La produzione di caffè avviene principalmente in paesi tropicali, dove il cambiamento climatico, la deforestazione e l’uso intensivo delle risorse naturali stanno mettendo sotto pressione gli ecosistemi locali. Le piantagioni di caffè richiedono spazio, e in molti casi questo spazio viene ottenuto abbattendo foreste pluviali, con gravi conseguenze per la biodiversità. Alcuni studi stimano che circa il 60% delle terre coltivate a caffè nel mondo si trovino in aree ecologicamente sensibili.

L’agricoltura intensiva, in particolare, è responsabile dell’uso massiccio di pesticidi, fertilizzanti chimici e diserbanti, che contaminano suoli e corsi d’acqua, contribuendo all’erosione del terreno e alla perdita di fertilità.

Orientarsi su caffè con certificazioni come:

  • Rainforest Alliance
  • Fairtrade
  • Bio/Organic
  • IWCA – International Women’s Coffee Alliance

Significa sostenere coltivazioni a basso impatto ambientale e filiere più etiche.

Anche l’acquisto da torrefazioni artigianali e trasparenti (che dichiarano l’origine e il metodo di lavorazione) è una scelta consapevole, come la nostra Ernani!

P.S. L’Europa ha confermato il regolamento EUDR che entrerà a tutti gli effetti in vigore entro la fine del 2025, che vieterà l’importazione in Europa di caffè proveniente da zone deforestate.


La produzione di caffè è una delle più assetate tra le colture agricole. Secondo il Water Footprint Network, per produrre una singola tazzina di caffè servono circa 130 litri d’acqua, considerando tutto il ciclo produttivo (dalla coltivazione al lavaggio dei chicchi). È un dato che fa riflettere, soprattutto in un’epoca in cui la scarsità idrica è una delle emergenze ambientali più urgenti.

Le piantagioni stanno applicando sempre nuovi macchinari per il recupero e filtraggio delle acque, così da allungare il ciclo di vita.

Mentre noi consumatori purtroppo possiamo fare poco su questo dato, se non scegliere alternative di consumo a impatto inferiore:

  • Moka: nessun rifiuto, solo fondi compostabili;
  • Estrazioni filtro carta: richiedono poca energia e producono scarti minimi;
  • Cold Brew: preparazione a freddo che non richiede elettricità.

La filiera del caffè è globale: spesso i chicchi viaggiano migliaia di chilometri prima di arrivare alla torrefazione, e successivamente al consumatore finale. Il trasporto via mare, via terra e via aerea comporta emissioni significative di gas serra, contribuendo al cambiamento climatico. Inoltre, anche la fase di tostatura può essere energivora.

Potremmo cercare di allungare il più possibile la vita del caffè: i fondi di caffè infatti devono essere visti come una risorsa e non come uno scarto!

Possono essere usati per:

Ci sono poi incredibili progetti di economia circolare (come Funghi Espresso, Re-Coffee, Caffè Sostenibile) stanno già trasformando i fondi in biomassa, cosmetici, pellet o bioplastiche.

Noi ad esempio doniamo i nostri fondi a Buoono.farm!


L’imballaggio rappresenta un altro nodo critico. In particolare le capsule monouso e in generale il monoporzionato. A livello globale, si stima che oltre 60 miliardi di capsule di caffè vengano smaltite ogni anno, molte delle quali finiscono nelle discariche o negli oceani.

Non tutto è perduto. Esistono pratiche virtuose lungo tutta la filiera, e ciascuno di noi può contribuire con scelte più consapevoli. Vediamole insieme:

Scegliere caffè proveniente da coltivazioni sostenibili
Esistono numerose certificazioni ambientali, che aiutano il consumatore a orientarsi verso prodotti più sostenibili: Rainforest Alliance, Fair Trade, UTZ, Bio/Organic, IWCA, Specialty coffee. Anche se non perfette, queste certificazioni garantiscono in genere condizioni di lavoro più eque per i produttori e pratiche agricole meno impattanti sull’ambiente.

Inoltre, sempre più torrefazioni indipendenti e micro roastery artigianali lavorano direttamente con piccoli produttori, selezionando caffè specialty con attenzione alla sostenibilità sociale e ambientale.

Privilegiare il caffè locale (quando possibile)
È vero, il caffè non cresce in Italia, ma sempre più torrefazioni italiane stanno adottando pratiche sostenibili: utilizzo di packaging riciclati e riciclabili, riduzione dei rifiuti, logistica a basso impatto. Acquistare da torrefazioni locali riduce le distanze del trasporto e supporta aziende più trasparenti.

Ridurre l’uso di capsule monouso
Le capsule hanno rivoluzionato il consumo domestico di caffè, ma hanno anche generato una montagna di rifiuti. Dove possibile, è preferibile optare per metodi alternativi come moka, French press, Cold brew, V60 o Aeropress, che producono meno rifiuti e consentono un maggior controllo sulla qualità del caffè.
Anche la scelta dell’acqua è importante: usare acqua del rubinetto filtrata è più sostenibile rispetto all’acqua in bottiglia.


Conoscere la filiera del caffè e i suoi impatti è il primo passo per fare scelte più etiche. Partecipare a corsi, leggere etichette, chiedere informazioni ai bar e ai torrefattori, condividere informazioni sui social: ogni gesto conta.

P.S. Questo ti aiuta anche a capire chi lavora davvero con la qualità, che ti saprà spiegare, o chi non conosce veramente ne il prodotto ne il proprio mestiere, non sapendoti dare alcuna informazione.

Il cambiamento nasce anche dalla pressione dei consumatori, che possono spingere le aziende ad adottare pratiche più virtuose.


Sebbene il cambiamento individuale sia importante, è a livello sistemico che si possono ottenere i risultati più significativi. Le aziende del caffè, in particolare le grandi multinazionali, hanno una responsabilità diretta nell’investire in tecnologie più pulite, tracciabilità della filiera, pagamenti equi ai produttori, progetti di riforestazione e compensazione delle emissioni.

Anche le istituzioni pubbliche possono fare la loro parte incentivando progetti di economia circolare, imponendo standard più stringenti sull’etichettatura ambientale, e promuovendo politiche di consumo responsabile. Come abbiamo citato prima, ad esempio l’Europa ha creato il regolamento EUDR.


Il caffè è parte integrante delle nostre vite. Ma dietro ogni tazzina si nasconde una filiera complessa, con impatti ambientali che non possiamo più ignorare. La buona notizia è che ognuno di noi ha il potere di fare la differenza: con piccoli gesti quotidiani, possiamo contribuire a un futuro più sostenibile, senza rinunciare al piacere del nostro caffè.

Che sia un espresso al bar, una moka a casa o un cold brew d’estate, ogni sorso può essere un atto di responsabilità e di cura verso il pianeta.

Marketing, E-commerce e Social Media Manager
Coffee Lover

Author

Martina Mazzoleni

Marketing, E-commerce e Social Media Manager Coffee Lover

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